IL MUSEO


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Il Museo

I mosaici

Il Santuario




Avete visitato o andrete a visitare il Museo d'Arte dello Splendore.

Ma cosa s'intende con la parola MUSEO?
Con la parola Museo s'intende
una istituzione culturale pubblica adibita alla conservazione, all'ordinamento e all'esposizione di opere d'arte.
E' luogo privilegiato, quindi, anche se non unico, dell'incontro tra ARTE e PUBBLICO.

Il termine Museo deriva dalla parola greca MUSEION (da Musa e quindi "luogo sacro alle Muse" ).
Museion era l'istituzione culturale pubblica creata da Tolomeo II ad Alessandria d'Egitto nel III sec. A. C. in stretta correlazione con la celebre biblioteca:
un luogo di riunione e di studio per letterati, scienziati, filosofi, tra le cui funzioni, non è certo anche se probabile, pare vi fosse anche quella di raccogliere opere d'arte.

Ma chi erano le Muse?
Per i Greci erano le figlie di Zeus e della ninfa Mnemosine, erano divinità che proteggevano le arti e risiedevano sul Monte Elicona, in Beozia. Erano nove e spesso venivano raffigurate accanto al dio Apollo.

immagineAnche da Musa deriva la parola "mosaico".
E mosaici sono quelle opere che avete visto sotto il portico recentemente aggiunto alla destra del convento.
Si tratta di una tecnica decorativa con la quale per mezzo di frammenti (ordinariamente piccoli cubi, detti tessere musive) di pietre naturali, di terracotte o di paste vitree, bianche o nere o colorate, applicate sopra una superficie solida con cemento o mastice, viene riprodotto un determinato disegno.
La testimonianza più antica di decorazioni musive risale al IV millennio a.C. in area mesopotamica dove i mosaici erano formati con coni di argilla cotti infissi nei muri con malta e bitume.



E perché questo Museo si chiama dello Splendore?
Perché prende nome dall'attiguo Santuario della Madonna dello Splendore, edificato nel luogo dove secondo la tradizione, la Madonna apparve, sopra ad un olmo, ad un devoto contadino chiamato Bertolino. Dall'olmo scaturì una sorgente d'acqua miracolosa che attualmente è stata convogliata nel giardino del convento dove viene giornalmente attinta dai fedeli.
Il miracolo avvenne probabilmente nella prima metà del XVI secolo.
Con ingenti somme di danaro parteciparono alla costruzione della Chiesa, voluta dalla Vergine, i Duchi Acquaviva d'Aragona
(ricordiamo che Giulio Antonio Acquaviva fu il fondatore di Giulianova).
immagine Il Santuario fu affidato ai Padri Celestini dell'Abbazia di Sant'Onofrio di Campli divenendo così una grangia .
(Grangia viene dal francese granche, granaio, e indicò nel Medio Evo un tipo d'insediamento rurale legato all'organizzazione produttiva dei monasteri.)
Quando nel 1653 il papa ordinò che tutti i monaci residenti nelle grancie ritornassero nei monasteri d'orgine fu proprio un Acquaviva, Giosia III, a mettersi a capo della popolazione affinhè i Padri Celestini non abbandonasssero Giulianova. La grancia diventò priorato e il convento fu ampliato.
(Il Priorato era un monastero in cui risiedeva anche il Priore cioè il Superiore di una comunità monastica).
Lo stesso Giosia ampliò la Chiesa con cappelle laterali e commissionò a Giacomo Farelli (1624 -1706) le preziose quattro tele che rubate qualche anno fa, dopo il ritrovamento, sono state collocate dietro il Coro.
Nel 1807 i Celestini furono costretti ad abbanbonare il Convento per le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi.
Successivamente ci fu un'alternanza tra congregazioni laiche e Cappuccini per la gestione della Chiesa e del Convento che si risolse nel 1926 con l'affido definitivo ai Padri Cappuccini.

Il Museo d'Arte dello Splendore nasce nel 1997 dalla ristrutturazione di una parte dell'antico studentato di teologia dei Frati Cappuccini, chiuso nel 1965.
Si estende su tre piani ed occupa circa 1200 mq. Conserva una diversificata collezione di opere d'arte contemporanea tra le quali nove bellisime sculture di Francesco Messina.

Attualmente per la ristrutturazione della Pinacoteca Civica accoglie la Collezione Bindi.

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